martedì 24 marzo 2015

2. La società INDUSTRIALE

La rivoluzione industriale provocò profondi cambiamenti economici e sociali. La fabbrica divenne la nuova realtà del lavoro, sostituendosi all'azienda agricola e alla bottega artigiana ed  i centri urbani crebbero rapidamente.
Venne così a crearsi la “famiglia proletaria, i cui membri appartenevano alla classe operaia e lottavano per rinnovare il mondo del lavoro.
In questo periodo si iniziò a dare importanza al singolo e nacquero nuovi ruoli, determinati dalle scelte e capacità di ognuno.
Per quanto riguarda l’ aspetto economico fu avviata una nuova organizzazione del lavoro.
Il soggetto non era più il padrone dell’azienda, ma un lavoratore: una persona cioè che andava a vendere, come diceva Marx,la sua “merce-lavoro” e un dipendente: uno che non conosceva il progetto del suo lavoro.
L’economia non era inoltre più basata sullo scambio, ma sul mercato e sulla concorrenza.
In questo periodo lo stato divenne Stato sociale (fautore Ottone Bismarck), non si preoccupava più soltanto dei confini, ma anche dei propri cittadini nel senso di dar loro un’assistenza ( previdenza sociale, ovvero pensioni per gli anziani e gli invalidi, assistenza in caso di malattia e di infortunio sul lavoro e periodi di riposo dati a madri incinte ecc..) e una scuola.
La famiglia grazie a questi interventi perdeva parti delle sue funzioni, ne conservava però due in modo particolare, una di socializzazione primaria, l’altra di rassicurazione psicologica.
Prendendo in considerazione l’aspetto culturale notiamo invece che la precedente “famiglia-azienda” cambiò la propria rete di relazioni al suo interno. Ciascuno lasciava la sua casa e andava a lavorare in fabbrica, ciascuno perciò poteva acquistare dei beni e affermarsi economicamente, ciò provocò un cambiamento di cultura.
Si affermò inoltre una nuova modalità di vita religiosa, in quanto la chiesa si interessò molto di più degli aspetti religiosi che di quelli: economici, sociali e assistenziali.